Chiesa dei Santi Massimo e Giorgio a L'Aquila

Chiesa dei Santi Massimo e Giorgio

Comune:  L'Aquila
Come arrivare:  A24 RM-TE uscita L'Aquila da Napoli: A1 NA-RM uscita Caianello/ seguire indicazioni per Castel di Sangro/ Roccaraso/ Sulmona/ L'Aquila
Notizie:  La cattedrale di San Massimo prospetta sulla principale piazza della città dell'Aquila, la cui denominazione, piazza Duomo, deriva proprio dalla chiesa. La facciata di San Massimo, assieme a quella della laterale chiesa del Suffragio, contribuisce in maniera sostanziale alla composizione della scenografia di questo importante spazio metropolitano. L'edificio sacro è in realtà dedicato ai Santi Massimo e Giorgio, per cui la corretta intitolazione comprende entrambi i nomi. Il Duomo aquilano si inserisce in quella nutrita serie di costruzioni che, nel corso del Settecento, furono sottoposte ad interventi di ristrutturazione, totale o parziale, sia in relazione ad un processo di rinnovamento del gusto architettonico in atto in quel periodo sia, soprattutto, a causa dei tremendi eventi sismici che, nei primi anni del secolo, colpirono l'Abruzzo ed in particolare i due centri di L'Aquila (1703) e Sulmona (1706). Nel caso della cattedrale di San Massimo si rese necessaria una quasi completa ricostruzione, avendo il terremoto del 2 febbraio 1703, e le conseguenti successive demolizioni, provocato la pressoché totale perdita della struttura interna, conservandosi unicamente parte delle duecentesche murature perimetrali, sul prospetto laterale destro, appartenenti al periodo di fondazione. Fu su tale spazio rettangolare che si sviluppò la riedificazione dell'edificio, che costituì uno dei primi cantieri cui si diede inizio nella generale ricostruzione del capoluogo abruzzese, attribuendosi alla Chiesa, e a quella cattedrale in particolare, un fondamentale ruolo guida nel contesto di questo delicato processo.
La riprogettazione venne commissionata, nel 1708, all'architetto romano Sebastiano Cipriani; i lavori furono avviati nel 1711 e nel 1725 erano compiuti a metà; nel 1729 ne venne celebrata l'inaugurazione, pur essendo ancora lontano il completamento dell'intero percorso di rifacimento, che sarebbe giunto sino alla prima metà del XX secolo. Nel 1759 furono terminate le pareti emergenti della navata grande e nel 1780, con l'inaugurazione degli altari delle cappelle, si concludeva una importante tappa per la realizzazione degli interni del Duomo. Alcune significative carenze erano, però, ancora rilevabili nella veste decorativa; dopo un periodo di lunga pausa, tra il 1883 ed il 1888, i necessari lavori di ripulitura, arredo, doratura si intensificarono, portando a compimento il generale apparato decorativo. L'interno della chiesa, totale frutto dunque degli interventi Sette-Ottocenteschi seguiti alla distruzione del terremoto, si presenta oggi con pianta a croce latina ad una navata e propone, con le sue cappelle laterali intercomunicanti, una originale versione del modello gesuitico. L'intero spazio è scandito da ampi archi impostati su colonne ioniche intradossali le quali, integrandosi con l'ordine principale dei massicci pilastri, lo arricchiscono e ne riempiono i vasti vuoti. Definiscono la decorazione della navata immense paraste corinzie e due cornicioni a mensole, quello della trabeazione e quello della base del tamburo cupolare. La volta della navata è affrescata con le figure dei SS. Protettori Massimo, Bernardino da Siena, Pietro Celestino ed Equizio (1886-87), opera di Annibale Brugnoli; la parte del transetto è stata invece decorata da Venanzio Mascitelli con la caratteristica cupola in finta prospettiva, ispirata a disegni di Andrea Pozzo. Tale opera è stata considerata un evidente richiamo alla chiesa di S. Ignazio a Roma, con la quale quella aquilana sembrerebbe avere più di un elemento in comune, come il numero delle cappelle, la loro intercomunicazione e la particolare posizione delle colonne, interna alle archeggiature, unico esempio all'Aquila. È stato però sottolineato che nell'impostazione spaziale la cattedrale di San Massimo segue un percorso proprio, differenziandosi dalla chiesa romana per una più marcata accentuazione dell'asse longitudinale rispetto a quello trasversale e per un maggiore sviluppo in altezza, accentuato dagli ampissimi archi. Proseguendo nell'analisi dell'interno è interessante notare come l'architettura delle cappelle sia talmente contenuta da far associare tali spazi a quelli di semplici altari laterali, con i propri ambulacri di servizio. L'intero ambiente è arricchito da una serie di rilevanti opere d'arte appartenenti ad epoche diverse tra le quali, degne di menzione, risultano il sepolcro del cardinale Amico Agnifili vescovo dell'Aquila (1480), scolpito da Silvestro dall'Aquila e ricomposto con i resti delle rovine del terremoto del 1703, conservato a destra dell'ingresso; la grandiosa tela del Patini raffigurante San Carlo tra gli appestati, posta nel 1888 nell'altare a sinistra del transetto. L'abside è arricchita dalle grandi tele di Donato Teodoro e di Girolamo Cenatiempo (1733) e dal prezioso coro ligneo settecentesco intagliato da Ferdinando Mosca di Pescocostanzo (1685-1773). Nonostante i tempi di ricostruzione della cattedrale si siano protratti fino al XX secolo, un'analisi della configurazione spaziale interna porta a riscontrare una concreta fedeltà al modello architettonico del Cipriani e quindi ad uno stile riconducibile al primo quarto del XVIII secolo. Se gli interni del duomo, benché lentamente, furono terminati, difficoltà decisamente maggiori si ebbero per quanto riguarda la realizzazione definitiva degli esterni. Lo scoglio principale era rappresentato dalla soluzione da dare alla facciata, e la collocazione della chiesa, nel punto più basso della piazza, non era certo d'aiuto in tal senso. I settecenteschi progetti proposti dal Cipriani non trovarono realizzazione ed il risultato odierno è una facciata in stile neo-classico: uno schema quadrangolare diviso in due ordini, quattro grandi colonne ioniche che reggono un frontone triangolare e due campanili angolari, realizzati nel 1928, poggianti sulla terminazione della facciata.
Stato di agibilità:  Inagibile
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